LOGOS
SCD Studio, Perugia, IT
24.02 – 27.04.2024

LOGOS SCD Studio, Perugia, IT 24.02 – 27.04.2024

Paola Calcatelli, OBLIVION, fotografia di un’installazione realizzata con lettere di ghiaccio su sfondo rosso bordeaux E video in timelapse, cm.110x74

SCD Studio apre la stagione espositiva 2024 con LOGOS, una mostra d’arte contemporanea a cura di Barbara Pavan, con opere di Luciana Aironi, Paola Calcatelli, Susanna Cati, Mara Di Giammatteo, Magdalena Fermina, Patrizia Benedetta Fratus, Deborah Kruger, Christelle Lacombe, Laura Mega, Sonia Piscicelli Izn che inaugura sabato 24 febbraio 2024, ore 17, negli spazi di via Bramante 22N a Perugia. Il percorso di questa mostra si dipana intorno alla parola e ai suoi derivati – linguaggio, testo, narrazione, e così via – e al loro potere evocativo. Dieci artiste, in un progetto pensato e immaginato come un diario, conducono il visitatore nel labirinto delle interazioni di cui il logos è elemento di ispirazione o artefice o prodotto. Verità universale e dimensione individuale, memoria e oblio, libertà e condizionamento, formulazione del pensiero e concretezza dell’azione: frammenti di passato, presente e futuro si intrecciano senza soluzione di continuità in un dialogo polifonico che l’arte rende possibile e che si insinua tra le ombre, nelle pieghe nascoste tra i segni, i gesti, i suoni e i significati delle parole fino a svelare il portato delle trasformazioni e delle possibilità che esse custodiscono in sé.

Luciana Aironi indaga le tracce che le parole con cui cresciamo lasciano nell’individuo elaborando termini della lingua sarda che la accompagnano sin dall’infanzia e che restituisce con interventi di ricamo su lastre rx, immagini delle ossa, ultimi e più durevoli resti del corpo umano. Le opere di Paola Calcatelli sono ispirate dalla figura del padre affetto dal morbo di Alzheimer da più di dieci anni. In esse indaga l’oblio, il processo di destrutturazione della memoria e dell’identità. Susanna Cati affronta il nesso tra linguaggio e prevaricazione che genera una disparità di diritti sempre sostenuta e giustificata da un impianto verbale. Il modo in cui nominiamo la realtà è anche quello in cui finiamo per abitarla. L’opera di Mara Di Giammatteo fa parte di una serie di lavori dedicati all’antica lingua pretarola, oramai in disuso e dalle origini particolari e ricche di passaggi storici culturali di antiche popolazioni europee e balcaniche. L’installazione modulare di Magdalena Fermina restituisce in elementi ricamati a mezzo punto, bianco su bianco, gli slogan più popolari delle pubblicità degli anni ’70 ed ’80 evidenziandone la cifra entusiastica ed ottimista e restituendone tutta la fragilità, il disincanto e il tradimento di quelle aspettative che il tempo ha rivelato dissolvendole una ad una nella realtà. Patrizia Fratus racconta una dimensione domestica e famigliare, l’eredità di parole come pane quotidiano, parole che con il tempo diventano una bussola, che ricordano ad ognuno di noi chi siamo, da dove veniamo, dove (e come) andiamo. Per Deborah Kruger l’arte è in grado di dare forma all’assenza e alla perdita: le sue opere sono veicoli di consapevolezza dell’impatto delle scelte umane sugli ecosistemi e sull’impoverimento degli ambienti naturali, veicolando l’eco tangibile della (bio)diversità che stiamo cancellando nominando una ad una ogni perdita. Christelle Lacombe nelle sue finzioni di lettere utilizza una pseudo scrittura che asseconda il filo del pensiero che non scorre mai lineare. Lettere in cui manca la parola e dove la forma poetica mette in risalto la materialità di un corpo, la fragile e imperfetta tessitura. Il ricamo interrompe la catena infernale degli inanellamenti, per uscire finalmente dal discorso razionale e logico della conoscenza. È così che il Logos si manifesta attraverso il vacillare, gli errori, le esitazioni, gli abbagli, gli inciampi, i lapsus dell’inconscio. È, invece, un lavoro sull’importanza della voce femminile quello di Laura Mega che esorta ad avere il coraggio di alzare la mano e prendere la parola e che ribadisce l’urgenza del riconoscimento del pensiero e del ruolo delle donne all’interno della società. Infine, il trittico di Sonia Piscicelli Izn esplora il modo in cui le nuove tecnologie, e in particolare internet e i social network, stanno modificando - e in parte hanno già modificato – la nostra lingua e la modalità di comunicare delle nuove generazioni.

English translation (with deepl.com)
SCD Studio opens the 2024 exhibition season with LOGOS, an exhibition of contemporary art curated by Barbara Pavan, with works by Luciana Aironi, Paola Calcatelli, Susanna Cati, Mara Di Giammatteo, Magdalena Fermina, Patrizia Benedetta Fratus, Deborah Kruger, Christelle Lacombe, Laura Mega, Sonia Piscicelli Izn opening Saturday 24 February 2024, 5 p.m., in the spaces of via Bramante 22N in Perugia. The path of this exhibition unfolds around the word and its derivatives - language, text, narration, and so on - and their evocative power. Ten female artists, in a project conceived and imagined as a diary, lead the visitor into the labyrinth of interactions of which the logos is either an element of inspiration or a product. Universal truth and individual dimension, memory and oblivion, freedom and conditioning, the formulation of thought and the concreteness of action: fragments of the past, present and future intertwine seamlessly in a polyphonic dialogue that art makes possible and that insinuates itself into the shadows, into the hidden folds between the signs, gestures, sounds and meanings of words until it reveals the scope of the transformations and possibilities that they hold within themselves.

Luciana Aironi investigates the traces that the words we grow up with leave on the individual by elaborating terms from the Sardinian language that have accompanied her since childhood and that she restores with embroidery interventions on x-ray plates, images of bones, the last and most durable remains of the human body. Paola Calcatelli's works are inspired by the figure of her father, who has suffered from Alzheimer's disease for more than ten years. In them she investigates oblivion, the process of destructuring memory and identity. Susanna Cati tackles the link between language and prevarication, which generates an inequality of rights that is always supported and justified by a verbal framework. The way we name reality is also the way we end up inhabiting it. Mara Di Giammatteo's work is part of a series of works dedicated to the ancient Praetarola language, which is now in disuse and whose origins are particular and rich in historical cultural passages of ancient European and Balkan peoples. Magdalena Fermina's modular installation restores in half-stitched, white-on-white embroidered elements the most popular slogans of the advertisements of the 1970s and 1980s, highlighting their enthusiastic and optimistic nature and restoring all the fragility, disenchantment and betrayal of those expectations that time has revealed by dissolving them one by one in reality. Patrizia Fratus recounts a domestic and family dimension, the legacy of words as daily bread, words that with time become a compass, reminding each of us who we are, where we come from, where (and how) we are going. For Deborah Kruger, art is able to give form to absence and loss: her works are vehicles for awareness of the impact of human choices on ecosystems and the impoverishment of natural environments, conveying the tangible echo of the (bio)diversity we are erasing by naming each loss one by one. Christelle Lacombe in her fictions of letters uses a pseudo-writing that follows the thread of thought that never runs linear.Letters in which the word is missing and where the poetic form emphasises the materiality of a body, the fragile and imperfect weaving.Embroidery interrupts the infernal chain of ringing, to finally emerge from the rational and logical discourse of knowledge. This is how the Logos manifests itself through the wavering, the errors, the hesitations, the stumbles, the lapses of the unconscious. On the other hand, Laura Mega's work on the importance of the female voice is a work that exhorts one to have the courage to raise one's hand and take the floor, and that reiterates the urgency of the recognition of women's thought and role within society. Finally, Sonia Piscicelli's triptych Izn explores how new technologies, and in particular the Internet and social networks, are changing - and in part have already changed - our language and the way the new generations communicate.

More information: https://scdtextileandartstudio.wordpress.com/2024/01/30/logos/

Susanna Cati, LA CURA DEL LINGUAGGIO, intreccio di carta su griglia di ferro, applicazioni in canapa e ricamo; fogli di giornali, fogli di libri, acrilico, iuta, filo, griglia in ferro; fronte/retro, cm.140x35, anno 2023

Christelle Lacombe, FICTION DE LETTRE, installazione modulare, ricamo su tela con filo blu, cm.23x17 cad, anno 2023

 

Laura Mega, YOUR VOICE MATTERS, tecnica mista e ceretta epilatoria su tessuto, cm.30x30, anno 2022

Deborah Kruger, ROPA BLANCA, serigrafia su plastica riciclata, cucito a mano e a macchina, confezione, filo di lino cerato, cm.145x122x12, anno 2020

Patrizia Benedetta Fratus, ORATURA, ricamo con lana su resti di coperta, cm.50x50 (x3), anno 2024

Magdalena Fermina, DISENKANTO, Installazione modulare, ricamo a mezzo punto in lana bianca su tela bianca, cornici, cm.30x30 cad, anno 2023/24

Sonia Piscicelli Izn, CRINGE, TROLLARE, EHI BRO, ricami a mano con fili di cotone biologico e vintage su carta fotografica, montata su supporto di alluminio leggero; ritagli di un vecchio vocabolario, pezzi di scheda madre, cm.13,5x22x2,5 (x3), anno 2024

Luciana Aironi, MUDA, tecnica mista su carta e rx, cm.21x30, anno 2024

Mara Di Giammatteo, LA PAROLA SEGRETA, Stendardo in tessuto di canapa con ricamo a mano in lana, cm.230x77, anno 2022

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